IO STO COL FONDATORE DI TELEGRAM, PAVEL DUROV di Vito Borrelli

 Come più volte preannunciato da Soros, dal Word Economic Forum, e tutte le congreghe elitarie che guidano le sorti delle gloriose democrazie "liberali" occidentali, s’è scatenato l’inferno contro i social media.

I fantocci che governano a Bruxelles hanno creato le premesse giuridiche col Regolamento europeo sui servizi online, il Digital services act.

Il fantoccio che governa a Parigi ha arrestato Pavel Durov.

Colpevole, costui, d’usar le tecnologie informatiche per garantire la libertà d’espressione, sottrarsi alla censura, tutelare la privacy, difendersi dagli abusi d’apparati governativi e agenzie d’intelligence.

Insomma, ha voluto mostrare che le raffinate tecnologie non producono soltanto possibilità di controllo sociale per il vantaggio d’un potere dispotico e capillare.

Non favoriscono soltanto gli spioni che, seguendo le tracce rilasciate dalle diavolerie digitali, entrano nei più intricati recessi d'ogni vita privata. 

Possono bensì aiutare noi cittadini a opporci al potere aggressivo e intollerante, in special modo quello occulto; mettono a disposizione opportunità di dialogo collettivo e efficaci collegamenti relazionali; fanno emergere la controinformazione (lorsignori la definiscono 'disinformazione') che sbugiarda e relativizza un sistema mediatico infame (ricondotto a servitù proprio da quelle congreghe) minandone la credibilità.

Nel modo più emblematico, l'arresto è avvenuto nella Nazione che più di altre ha venerato in passato l’ideale di libertà: un terribile segno di decadenza della nostra civiltà.

Io sto col fondatore di Telegram, Pavel Durov.

VITO BORRELLI


-

Commenti