25 aprile: una tragicommedia lunga quanto la Repubblica Italiana ( di Massimo Viglione )


Il 25 aprile è, come già detto in passato molte volte, senza dubbio la "festa" più stolta che la mente umana abbia mai concepito.

Sia perché "si festeggia" un disastro militare spaventoso; sia perché "si festeggia" una guerra civile fomentatrice di odio inestinguibile (e la "festa" stessa serve ad alimentarlo scientemente); sia perché si dimenticano - da parte anche di chi meno dovrebbe - centinaia di sacerdoti massacrati anche a guerra finita, per non parlare dei laici e delle donne stuprate e spesso poi uccise i maniera bestiale da parte dei partigiani, quelli veri.

Ma la "festa" è stolta precipuamente per un altra ragione: la stoltezza risiede nel nome stesso della "festa: "liberazione".

Nella realtà delle cose, come ormai tutti sappiamo perfettamente, a cacciare l'invasore tedesco dall'Italia fu l'invasore anglo-americano. In questo tragico contesto, gli italiani seppero solo massacrarsi a vicenda appresso all'invasore prescelto, eroiche e nobili figure a parte. E tutto questo ha portato ovviamente alla fine della vera libertà italiana: dal 1945 l'Italia è colonia. Fino agli anni Novanta, una colonia con una certa dignità; dall'euro e dalla morte dell'indipendenza nazionale, senza dignità alcuna. 

Prima controllati dagli USA, poi controllati dagli USA e dall'UE, oggi schiavi dell'UE, a sua volta strumento della finanza internazionale, che opera negli USA ma pure nel resto del mondo,essendo per sua natura apolide e mondialista.

Oggi siamo gli schiavi di tutti, e ogni 25 aprile di più.

Il frutto maturo del cosiddetto "risorgimento" e delle "brigate Garibaldi".

Ma quest'anno la schiavitù ha raggiunto l'ossimoro e l'apoteosi. Si festeggia la "liberazione" mentre siamo tutti prigionieri dentro casa, sessanta milioni di persone agli arresti, senza lavoro, senza soldi, senza dignità, braccati come bestie da droni, elicotteri e stato di polizia, mentre mafiosi, immigrati e compagnia bella se ne vanno a zonzo liberamente.

Ah, dimenticavo: c'è qualcun altro che va zonzo in questo giorno: ovviamente i partigiani! Quasi nessuno di questi "partigiani" era nato in quei giorni, pochi erano bambini, ma loro sono i "partigiani" in eternum. O meglio, diciamo finché dura questa repubblica. Perché sono tutt'uno.

Loro sono liberi, perché questa è la loro repubblica e la loro "festa": la "festa" dell'odio, della morte, della schiavitù.

Questo loro sono, questo loro festeggiano.

Noi, da parte nostra, commemoriamo le vittime uccise per odio alla fede e per odio puro dai partigiani, ci schieriamo con loro e rivendichiamo la libertà vera della vera Italia.

Quella di tutti i secoli precedenti. 

Mai come oggi questa "festa" è una tragicommedia. Presagio di futura schiavitù.

Presagio di future lotte per la libertà nostra. Quella vera.

Quella degli insorgenti italiani.

Perché sempre invasi siamo. Mentre tutti gli schiavi, di ogni genere e tipo, belano "belaciao" davanti ai lupi     

MASSIMO VIGLIONE

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