Spari contro un barcone : la Cedu condanna la Grecia

 Sparando più volte contro un'imbarcazione che trasportava persone illegalmente verso la Grecia nel 2014, i guardacoste hanno fatto un uso della forza che non era «assolutamente necessaria» né proporzionata. L'ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) di Strasburgo che ha condannato la Grecia per la violazione del diritto alla vita, sotto il profilo sostanziale e procedurale, di un migrante siriano che si trovava sull'imbarcazione e che è stato ferito dagli spari.


L'uomo è morto più di un anno dopo a causa delle gravi lesioni. La CEDU ha disposto che Atene dovrà versare 80'000 euro alla moglie e i figli che vivono in Svezia.


Nella sentenza i giudici spiegano che sotto il profilo sostanziale la violazione è dovuta al fatto che la Grecia non aveva adempiuto all'obbligo di introdurre una legge che regolasse l'uso della forza potenzialmente letale nell'ambito delle operazioni di sorveglianza marittima.


Inoltre evidenzia che la guardia costiera, presumendo che l'imbarcazione trasportasse passeggeri, non aveva esercitato la necessaria vigilanza per ridurre al minimo i rischi per la vita.


Per quanto riguarda invece l'aspetto procedurale, la Corte osserva che vi sono state numerose carenze nell'indagine condotta dalle autorità nazionali.

ATS


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