Migliaia in piazza a Belgrado, manifestazioni contro il presidente Vukic

 Migliaia di sostenitori di Serbia contro la violenza hanno manifestato nella settima protesta dalle elezioni, la più grande finora – Il tentativo di assalto al Municipio ha portato a 35 arresti




A Belgrado si è conclusa nella tarda serata di ieri la protesta violenta dell'opposizione, i cui sostenitori hanno assediato per ore la sede del Municipio cercando a più riprese di penetrare all'interno dell'edificio. Per il settimo giorno consecutivo, La Serbia contro la violenza, maggior cartello dell'opposizione, aveva organizzato una manifestazione antigovernativa per denunciare i presunti brogli nelle elezioni parlamentari e amministrative del 17 dicembre.


Perché protestano

Domenica 17 dicembre in Serbia si sono svolte elezioni parlamentari anticipate, quelle per il rinnovo dell'assemblea locale in Voivodina, provincia autonoma nel nord del Paese, e le amministrative in 65 Comuni compresa la capitale Belgrado. 19 dicembre: la commissione elettorale ha diffuso i risultati finali preliminari, che confermano la larga vittoria del Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) del presidente Aleksandar Vucic. Il partito di Vucic si è imposto anche alle municipali nella capitale Belgrado, dove ha ottenuto il 39,35% e 49 seggi su un totale di 110. Per gli osservatori internazionali – tra cui inviati dell'OSCE/ODIHR, del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa –, le elezioni hanno fatto registrare irregolarità, compreso «l'acquisto di voti» e «l'inserimento di schede nelle urne».


Le opposizioni contestano duramente il risultato, poiché sarebbe stato ottenuto con migliaia di schede illegittime a sostegno dell'Sns utilizzate da persone non residenti e trasportate ad arte a votare nella capitale da Paesi vicini. Sarebbero oltre 40 mila tali elettori aggiuntivi arrivati in autobus e auto private in larga parte dalla Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina legata a doppio filo alla Serbia, in primis con gli stretti rapporti esistenti fra il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik e il presidente Vucic.


La Serbia contro la violenza è stata protagonista di manifestazioni antigovernative andate avanti per mesi a Belgrado e altre città della Serbia dopo le due stragi di inizio maggio, una delle quali a opera di un 13.enne in una scuola delle capitale, col bilancio di una ventina di morti. L'accusa nei confronti di presidente e governo è quella di portare avanti una politica che promuoverebbe intolleranza e violenza nel Paese, anche attraverso programmi futili e reality trasmessi in grande quantità da emittenti televisive private vicine al governo.


«Si apra un'indagine internazionale»

20 dicembre: in Serbia verranno ripetute le elezioni parlamentari in una trentina di seggi in tutto il Paese, dove si sono registrate irregolarità o la votazione è stata annullata. La ripetizione del voto - che interesserà complessivamente 12.240 elettori - si terrà il 30 dicembre. Nuove elezioni a Belgrado, ha spiegato il presidente della commissione elettorale Vladimir Dimitrijevic, possono essere indette se non si riesce a costituire la nuova assemblea municipale, o se si costituisce ma non si elegge il nuovo sindaco, o se non si riunisce per più di tre mesi. La Serbia contro la violenza (Spn)  ha scritto alle istituzioni europee chiedendo una indagine internazionale sui brogli.


Le proteste, a Belgrado, proseguono da una settimana. L'intenzione è di andare avanti fino a quando non verrà accolta la richiesta di annullare le elezioni. Da parte sua la premier Ana Brnabic ha ribadito che il voto di domenica scorsa è stato assolutamente regolare e che i ricorsi vari giunti finora sono in numero inferiore rispetto alle ultime parlamentari dell'aprile 2022. Le richieste dell'opposizione, ha detto, sono in realtà un tentativo do destabilizzare il Paese.

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