Tensione nel Caucaso : attacco Azero in Nagorno Karabakh

Le autorità di Baku annunciano quella che hanno definito “un’operazione antiterrorismo” - Bombardate posizioni armene - Torna l’incubo del conflitto interrotto nel 2020



L’Azerbaigian ha annunciato martedì di aver lanciato quella che ha definito “un’operazione antiterrorismo” in Nagorno-Karabakh, enclave a maggioranza armena. Lo scopo, secondo Baku, è quello di mettere fine a “provocazioni su larga scala”. In precedenza, quattro poliziotti e due civili azeri sarebbero morti nell’esplosione di mine “posate da sabotatori armeni”.


Nei bombardamenti delle forze di Baku sarebbero quindi state prese di mira truppe e infrastrutture militari armene, che Erevan dal canto suo nega di aver schierato in quell’area in appoggio ai gruppi separatisti. Un giornalista dell’AFP ha udito detonazioni nella capitale, Stepanakert. Stando a fonti separatiste, due civili sono rimasti uccisi e 23 feriti.

I peacekeeper russi nella regione e la Turchia, secondo quanto comunicato, sono stati informati in anticipo dell’attacco. “Alcuni minuti prima”, ha confermato la portavoce del Ministero degli affari esteri russo Marina Zakharova, che ha chiesto alle parti di rispettare il cessate il fuoco raggiunto tre anni fa e di garantire la sicurezza dei suoi militari presenti nell’area.

Nel frattempo il ministero della difesa dell’Azerbaigian ha detto che sta aprendo corridoi per evacuare i civili dall’enclave. La pace è possibile, secondo Baku, ma solo a condizione di un totale ritiro da parte armena e della fine del regime separatista.

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Il premier armeno Nikol Pashinian

Reuters
Il premier armeno Nikol Pashinian dal canto suo ha convocato il consiglio di sicurezza nazionale. L’Armenia ha pure chiesto l’intervento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, denunciato un tentativo di “pulizia etnica” e domandato alla forza di pace russa di “fermare l’aggressione azera”.

Intanto la Russia sta cercando di riportare le due parti “al tavolo dei negoziati”, ha riferito il Cremlino. “La cosa principale è convincere Erevan e Baku a sedersi al tavolo dei negoziati” ed “evitare perdite umane”, ha detto ai giornalisti il ​​portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov.


L’Unione Europea, per bocca del presidente del Consiglio Charles Michel e del responsabile della politica estera Josep Borrell, ha chiesto la fine immediata delle ostilità. La Francia prepara “una risposta forte” mentre il segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato che prenderà contatto con le parti in causa.

Gli antefatti

Il Nagorno-Karabakh, azero per il diritto internazionale, è conteso da decenni fra i due Paesi, dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. La guerra ha conosciuto un apice nei primi anni ‘90 quando la regione si era dichiarata indipendente e l’Armenia aveva scacciato gli azeri dalla regione montagnosa conquistando anche porzioni di territorio attorno ad essa. Le ostilità causarono circa 30’000 vittime. Il conflitto, mai sopito, è poi riesploso nel 2020, quando Baku ha lanciato con successo un’offensiva forte dell’equipaggiamento fornito dalla Turchia. Il cessate il fuoco arrivò dopo 44 giorni di combattimenti a cavallo fra settembre e novembre, con un bilancio di 6’500 morti. Ha ridefinito il tracciato della linea di contatto a vantaggio dell’Azerbaigian.

Mosca aveva mediato l’accordo di tregua e inviato una forza di mantenimento della pace. Da allora le controversie sono legate soprattutto all’apertura del corridoio di Lachin, che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia e che permette i rifornimenti. Il suo blocco, negli scorsi mesi, ha portato a carenze di cibo e medicinali. Insoddisfatta della Russia, ora concentrata sulla guerra in Ucraina, l’Armenia ha cercato ultimamente appoggio a Occidente. Fino a mercoledì sono in corso esercitazioni militari che per una settimana hanno impegnato soldati armeni e statunitensi. L’interessamento di Washington verso un altro alleato tradizionale di Mosca è stato accolto con irritazione dal Cremlino.

RSI.CH

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