Sudan : proclamata tregua di tre giorni

 Le forze armate del Sudan, fedeli al generale presidente Abdel Fattah al Burhan, hanno accettato una tregua di tre giorni a partire da venerdì sera per permettere ai cittadini di celebrare l'Eid El Fitrm, che segna la fine del Ramadan, e facilitare i servizi umanitari. L'annuncio arriva ore dopo che i paramilitari delle Rapid Support Forces del generale vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo avevano avanzato la proposta di un cessate il fuoco per 72 ore.


"I militari si aspettano che i ribelli rispettino tutti i requisiti della tregua e che interrompano qualsiasi movimento militare che la comprometta", si legge sulla pagina Facebook delle forze armate.



A inizio serata, testimoni in diverse zone della capitale della Repubblica hanno dichiarato di non sentire più rumori di esplosioni. Più tardi però il corrispondente di al Jazeera, Hiba Morgan, citando alcune testimonianze, ha riferito che colpi di artiglieria continuano a risuonare nella zona settentrionale della città. Nonostante il quinto tentativo di cessate il fuoco, i residenti in varie parti del Paese affermano che gli scontri continuano e credono che la tregua non reggerà.


L'annuncio della tregua è giunto dopo un'altra giornata di violentissimi scontri, avvenuti soprattutto a Kharthum e nel Darfur. Si combatte nelle strade, ma vengono presi di mira anche gli ospedali e i centri sanitari. Finora i combattimenti, iniziati il 15 aprile, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno provocato almeno 413 morti e 3'551 feriti. L'UNICEF ha aggiunto che tra le vittime si contano almeno 9 bambini uccisi e più di 50 feriti.


Giovedì e venerdì i due generali - un tempo alleati ed ora rivali a causa (sembra) della mancanza di accordo per l'integrazione delle Rapid Support Forces nell'esercito regolare e il trasferimento del potere nelle mani dei civili dopo il colpo di Stato contro Omar al Bashir -, sono stati sollecitati da più parti a cessare i combattimenti dopo il fallimento della tregua di 24 ore a partire da mercoledì sera. Gli scontri hanno provocato anche la morte di un cittadino statunitense e di un operatore umanitario dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, vittima del fuoco incrociato a meridione di El Obeid, circa 430 chilometri a sud-ovest di Khartoum.


Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken in una nota ha esortato le parti a sfruttare la pausa per avviare le trattative per raggiungere un cessate il fuoco sostenibile che prevenga ulteriori danni al Sudan. "La comunità internazionale resta pronta a sostenere un processo che metta fine" agli scontri e avvii un governo civile, mette in evidenza il responsabile della diplomazia di Washington.




 

Gli Stati Uniti e i paesi europei intanto continuano a preparare l'evacuazione dei loro cittadini dal Paese africano. Si tratta di oltre 1'500 persone. Ma come spiegato anche dal Dipartimento federale degli affari esteri che si sta occupando della sorte di 100 connazionali, al momento non ci sono le condizioni di sicurezza per procedere a un'operazione del genere.


L'aeroporto internazionale di Khartoum è ancora chiuso, ma si spera che la tregua annunciata possa permettere di sbloccare la situazione. Le forze paramilitari hanno detto di essere pronte a riaprire parzialmente tutti gli aeroporti del Paese. La Gran Bretagna, riferisce Sky News, in una base all'estero ha pronti a intervenire soldati e aerei.

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