LUIGI DI MAIO COME UNA SCHEGGIA IMPAZZITA di Stefania Craxi

Invoca una Commissione di inchiesta sulle ingerenze russe in Italia, accusa il #centrodestra (oggi è il turno di Salvini) di timidezze e pretende di fare gli esami del sangue sull'atlantismo ai leader dello schieramento che tra poche settimane avranno l'onore di guidare il Paese. Peccato, però, che non dica una parola sugli ammiccamenti di questi anni, suoi, dell'allora suo partito, il Movimento 5 Stelle, con la #Cina di Xi Jinping. Peccato che faccia finta di non conoscere i legami che l'establishment di sinistra, certo mondo economico-finanziario e alcuni dei leader politici di ieri e di oggi, hanno intrattenuto e intrattengono con #Pechino. Non è certo un caso che nel mondo Atlantico il governo giallo-rosso, ad accezione di alcuni suoi pochi esponenti, sia stato considerato come il ventre molle della penetrazione cinese in #Occidente. Siamo davvero di fronte all'indecenza e alla scorrettezza istituzionale, con il ministro degli Esteri in carica che utilizza la sua posizione per fini squisitamente elettorali e di parte. Su questo, Di Maio e lo stesso Pd, che parla a più riprese di serietà, dovrebbero riflettere: il suo ruolo, nonostante il frangente elettorale, richiede serietà, responsabilità, buonsenso. Mai nella storia della Repubblica era accaduto che il titolare della Farnesina gettasse fango sull'immagine delle forze politiche avversarie sui temi internazionali, contribuendo così a scalfire l'immagine del Paese intero su scala globale. Se Di Maio vuole proseguire questo tipo di campagna elettorale, tutta fango e mistificazione, abbia quantomeno la decenza di dimettersi e affrontare la competizione senza lo scudo istituzionale.

STEFANIA CRAXI


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