Desta scalpore il caso della spia russa al comando della Nato a Napoli

Maria Adela Kuhfeldt Rivera, nata in Perù da padre tedesco e battezzata in una chiesa che non era ancora stata costruita, perché la sua storia era falsa come il suo nome, è "la protagonista della più clamorosa operazione di intelligence realizzata da Mosca" in Italia. Così la definisce La Repubblica, in un articolo di venerdì frutto di un'inchiesta condotta per dieci mesi insieme al giornale tedesco Der Spiegel, a The Insider e al sito investigativo Bellingcat.


Con un passaporto russo emesso nel 2006, la spia - poliglotta - è passata da Parigi a Roma, a Malta e infine nel 2013 a Napoli, dove la sua missione decennale era entrata nel vivo. Sotto la copertura di una società di gioielleria, scrive il quotidiano italiano, si era inserita nella vita sociale della città, riuscendo a farsi ammettere in un Lions Club fondato e frequentato quasi unicamente da ufficiali, impiegati e tecnici della base NATO. Un club di cui divenne persino segretaria. Oltre a diverse relazioni sentimentali, aveva intrecciato nel tempo uno stretto legame con l'allora Data Systems Administrator del quartier generale, il responsabile dei sistemi informatici anche sensibili.


L'inchiesta non ha potuto stabilire se e quali informazioni la sua attività di spionaggio le abbia permesso di raccogliere e trasmettere in Russia e nemmeno se il suo caso sia legato a quello di un ufficiale francese che fu in servizio a Napoli e che nel 2020 venne arrestato a Parigi con l'accusa di aver venduto segreti al GRU, il servizio segreto militare russo. In quella data lei era già rientrata in patria con un volo di sola andata preso all'indomani della pubblicazione da parte di Bellingcat, nel 2018, delle foto dei documenti degli 007 accusati di aver avvelenato l'ex collega Sergei Skripal a Mosca.


Il suo passaporto apparteneva alla stessa serie. Ci sono volute lunghe analisi per risalire poi alla sua vera identità: Olga Kolobova, nata nel 1982, figlia di ufficiale decorato per le sue missioni in Angola, Iraq e Siria. Per 13 anni quest'ultima non aveva avuto alcuna presenza digitale, salvo ricomparire nel 2018 a Mosca.

RSI.CH


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