LA DEMOCRAZIA ITALIANA IN MANO AI POTERI ECONOMICI E MILITARI

La democrazia rappresentativa riproduce la scelta popolare solo al momento elettorale, dopodiché la politica si trasferisce su un altro pianeta, sensibile solo all’influenza dei grandi poteri economici e militari? È una domanda che ci poniamo osservando come, sulle armi all’Ucraina, le Camere si esprimano in modo contrastante coi convincimenti prevalenti di quei cittadini che, invece, dovrebbero rappresentare. E tutto ciò ci sorprende e scandalizza. Qualcuno sosterrà: le Istituzioni non possono lasciarsi condizionare dai sondaggi, e per giunta non è previsto, per i Parlamentari, il vincolo d'un mandato imperativo. Il che è vero. Infatti l’inghippo democratico è altrove: è nei Partiti che, nell’architettura istituzionale, secondo la legge dovrebbero essere: “libere associazioni attraverso le quali i cittadini concorrono, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale”. Ovvero, giuridicamente, i partiti sono sedimento e veicolo del ‘sentiment’ dei loro iscritti e provvedono a trasferirlo nei luoghi del dibattito nazionale. (in effetti, al tempo dei partiti di massa, per tutte le scelte impegnative, erano svolti attivi e assemblee nei quali si costruiva il posizionamento politico che sarebbe stato assunto). Oggi, al contrario, i partiti sono entità indefinite, autoreferenziate e autorappresentative, scollegate dal corpo sociale. E se, come nel caso dei Cinquestelle, col più arrogante dei raggiri, tradiscono il mandato morale d’un progetto presentato al corpo elettorale, il mainstream addirittura li glorifica. Proprio quel mainstream ch’è espressione dei poteri economici e militari. VITO BORRELLI
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