Il premier polacco Morawiecki : " non accetteremo i ricatti dell' Unione Europea "

da flickr.com

 Mateusz Morawiecki, premier polacco, ha ribadito l'intenzione di non lasciare l'Unione europea: "Per noi è una scelta di civiltà l'integrazione europea, noi siamo qui, questo è il nostro posto e non andiamo da nessuna parte, vogliamo che l'Europa ridiventi forte, ambiziosa e coraggiosa".


"Troppo spesso abbiamo a che fare con un'Europa dei doppi standard. Non dobbiamo lottare gli uni contro gli altri. Non dobbiamo cercare colpevoli dove non ci sono. La Polonia è attaccata in modo parziale e ingiustificato. Le regole del gioco devono essere uguali per tutti. Non è ammissibile che si parli di sanzioni. Respingo la lingua delle minacce e del ricatto", ha poi continuato nel suo intervento al Parlamento europeo a Strasburgo.


"L'UE è una grande conquista dei Paesi europei, una forte alleanza economica, politica e sociale ed è l'organizzazione meglio sviluppata della storia, però non è uno Stato, lo sono invece gli Stati membri, che rimangono sovrani al di sopra dei trattati", ha affermato Morawiecki. "Nei trattati abbiamo concesso alcune competenze all'UE, ma non tutte".



A Strasburgo ha parlato anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. "Noi siamo preoccupati per la recente sentenza della Corte costituzionale polacca. La Commissione europea sta valutando attentamente questa sentenza, ma posso però già dirvi oggi che sono fortemente preoccupata perché mette in discussione la base dell'UE e costituisce una sfida diretta all'unità degli ordinamenti giuridici europei", ha detto. "Il destino della Polonia è l'Europa", ha affermato la tedesca, aggiungendo che "questa situazione deve essere risolta e lo sarà".


Sul rispetto dello stato di diritto "non permetteremo che i valori UE siano messi a rischio. La Commissione europea agirà. Le opzioni sono ben conosciute: le procedure di infrazione, il meccanismo di condizionalità ed altri strumenti finanziari. E l'articolo 7, uno strumento potente su cui dobbiamo tornare".

FONTE RSI.CH


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