La Cina stringe ulteriormente la morsa delle regolamentazioni dei servizi su internet. L’amministrazione cinese del cyberspazio ha reso pubblica oggi la nuova versione del Regolamento sul servizio d’informazione internet, che punta a modificare le regole stabilite a settembre 2000 e a rendere più stringente il controllo sulle notizie che vengono diffuse in rete, anche provenienti dall’estero. Lo segnala il South China Morning Post.La pubblicazione dell’aggiornamento – che è ben più di un’integrazione, visto che il testo del documento normativo triplica in dimensione – indica il fatto che presto le regole fatte introdurre dall’allora primo ministro Zhu Rongji, quando ancora la Cina non era nell’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc), saranno sostituite dal nuovo regolamento.La procedura prevede ora che fino al 7 febbraio l’opinione pubblica possa comunicare le sue osservazioni. Ma l’impianto, chiaramente, sarà difficilmente modificato. Obiettivo del documento – secondo quanto scrive l’amministrazione del cyberspazio cinese – è quello di “assicurare un sano e ordinato sviluppo dei servizi d’informazione su internet” nel quadro del “mantenimento della sicurezza nazionale e dell’interesse pubblico”.Secondo il SCMP le nuove regole indicano più che altro dei principi, senza entrare nei dettagli. E questo potrebbe rendere difficile passare a un’applicazione completa delle norme, ma quello che probabilmente interessa di più è ribadire e aggiornare la strumentazione ideologica di controllo sul web.Il nuovo regolamento contiene il triplo dei caratteri del vecchio e il doppio degli articoli. Per la prima volta specifica cosa siano i servizi d’informazione su internet: motori di ricerca, servizi di messaggeria istantanea, siti web, pagamenti online, e-commerce e download di software.La sua pubblicazione viene in un momento in cui l’amministrazione cinese tiene sotto forte pressione il settore dell’e-commerce, con un attacco diretto al principale operatore, Alibaba, fondato da Jack Ma.La bozza di regolamento colpisce diverse forme di truffe su internet e i furti d’identità, ma si concentra anche sulle “fake news”, che è un concetto piuttosto sdrucciolevole. Ancora vieta i servizi online che bloccano, cancellano o sostituiscono a pagamento le informazioni online, la registrazione e vendita in massa di account e l’inflazione di click e transazioni in maniera artificiale.Piuttosto delicato, poi, è il divieto di diffusione online di false informazioni e di notizie che possano essere dannose all’ordine pubblico. La diffusione di segreti di stato o di notizie che mettano a rischio di sovversione o che creino danni al mercato finanziario. Ancora, le false informazioni su disastri, epidemie, emergenze, sicurezza dei farmaci e dei cibi.La nuova regolamentazione, insomma, cerca di creare un sistema di controllo ancora più incisivo sul mondo del web, rispetto alla precedente versione che ormai ha più di 20 anni. Ormai la popolazione del cyberspazio cinese supera i 940 milioni, mentre nel 2000 era poco oltre i 22 milioni. E i giganti del web cinesi hanno assunto dimensioni globali.Particolarmente discusso sarà certamente l’articolo che riguarda il controllo dei servizi internet destinati a utenti in Cina che però utilizzino server all’estero. L’articolo 3 prevede che il governo “monitori, faccia attività di prevenzione e agisca nei confronti delle attività illegali e criminali online che minaccino la sicurezza e l’ordine del cyberspazio cinese o violino i diritti legali e gli interessi dei cittadini cinesi”. Questo anche assumendo tutte le misure tecniche per bloccare le informazioni che arrivino dall’estero e che siano illegali per la legge cinese. Sostanzialmente, dice il SCMP, viene data una nuova cornice legale per il Grande Firewall cinese.
ASKA NEWS
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