ELEZIONI AMMINISTRATIVE IN TURCHIA : SCRICCHIOLA IL TRONO DEL BOIA ERDOGAN?

 Si tengono oggi le  elezioni amministrative in Turchia con i toni della campagna  sempre più aspri. Le prime elezioni previste dopo il passaggio, nel 2018, al sistema presidenziale voluto dal capo di stato turco Recep Tayyip Erdogan porterà a rinnovare sindaci e consigli comunali di 1003 circoscrizioni, incluse 30 municipalità metropolitane. Ma le imminenti consultazioni sono soprattutto un test per misurare il livello gradimento del nuovo sistema. La crisi economica La preoccupante situazione economica del paese potrebbe essere determinante nell’orientare il voto dei cittadini. L’economia turca è entrata in recessione nell’ultimo quadrimestre del 2018, mentre l’aumento dell’inflazione al 20%, della disoccupazione – attorno all’11% – e dei tassi di interesse hanno creato un forte disagio. In un sondaggio diffuso a marzo dalla società Sodev, secondo la popolazione turca i tre grandi problemi del paese sono l’economia e la disoccupazione, seguita dall’istruzione. Altri sondaggi confermano che il numero di elettori indecisi sta aumentando proprio a causa della situazione economica, diventando il terzo gruppo più ampio dopo gli elettori dell’AKP e del CHP, primo partito d’opposizione. La posta in gioco Il presidente Erdogan ha presentato le elezioni come una “battaglia di sopravvivenza per il paese”, conscio del fatto che da tempo il suo Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) non ha più i numeri per ottenere la maggioranza da solo. E difatti la cosiddetta “alleanza del popolo” (Cumhur Ittifaki) tra l’AKP e il nazionalista MHP, già stabilita per le consultazioni presidenziali e legislative dell’anno scorso, è stata rinnovata anche per la prossima tornata elettorale. Anche l’opposizione si è ricompattata nella formula elettorale precedente, dove il kemalista CHP (Partito repubblicano del popolo) si era unita al centro-destrista IYI Parti (“il partito buono”) nella “alleanza della nazione” (Millet Ittifaki). Dal suo canto il filo-curdo HDP (Partito democratico dei popoli) ha dichiarato che non presenterà candidati propri nelle principali municipalità occidentali, ma che lavorerà per sostenere “i candidati indicati dalle forze democratiche”. Ed è infatti nelle tre grandi città – Istanbul, Ankara e Izmir – che domenica prossima si giocherà la partita più importante. La municipalità di Izmir, sulla costa egea, è stata per anni roccaforte del CHP e anche questa volta i sondaggi indicano che uscirà vincitore il candidato Tunç Soyer, sostenuto dall'”alleanza della nazione”. Invece ad Istanbul, e soprattutto ad Ankara, ci potrebbero essere delle sorprese. Le due città sono amministrate da sindaci legati all’AKP fin dal lontano 1994. Lo stesso Erdogan in quell’anno fu eletto sindaco di Istanbul tra le fila del Partito del benessere (RP, da cui poi è nato l’AKP) iniziando la sua ascesa politica. Nel 2017, dopo che in entrambe le città era prevalso il “no” alla riforma costituzionale in senso presidenziale, il presidente ha chiesto ai sindaci AKP delle due municipalità di dimettersi. Ora il capo di stato turco sta cercando in tutti i modi di evitare che si riproponga lo stesso scenario, conducendo la campagna elettorale in prima persona. I candidati a Istanbul e Ankara Il candidato del blocco CHP-IYI Parti per Istanbul si chiama Ekrem Imamoglu. Ex sindaco del distretto Beylikduzu di Istanbul, è un nome quasi completamente ignoto al pubblico più ampio. Propone un profilo tradizionalista, non frontale e aperto alla mediazione. La copertura mediatica risicatissima dei suoi interventi da parte delle televisioni nazionali – legate al governo al 90% – non ha certamente aiutato ad accrescere la sua popolarità. Gareggia contro Binali Yildirim, ex premier fedelissimo di Erdogan e già ministro dei Trasporti, che secondo diversi sondaggi è in vantaggio rispetto all’antagonista di pochi punti percentuali. A contendersi la prima cittadinanza ad Ankara ci sono invece Mansur Yavas – candidato CHP, sostenuto da IYI Parti – e Mehmet Ozhaseki, ex sindaco di Kayseri di lunga data nonché ex ministro dell’Ambiente e dell’Urbanistica dell’AKP. Yavas proviene dalla tradizione politica della destra turca e ha fama di essere un politico laborioso ed onesto. Ha già un curriculum da sindaco in una circoscrizione della capitale, mentre il passato nel MHP lo rende un candidato attraente anche per i sostenitori del governo. La maggior parte dei sondaggi lo danno infatti vincente. Tuttavia nei giorni scorsi Yavas è stato denunciato da un ex socio in affari di frode, falsificazione ed estorsione e, successivamente, anche di detenzione di materiale pornografico illegale nel proprio computer. Il politico ha organizzato una conferenza stampa respingendo tutte le accuse, mentre il presidente Erdogan ha affermato che date le imputazioni, se venisse eletto ci sarebbero state “pesanti conseguenze” contro di lui. Minacce e accuse di terrorismo sono al centro di diversi interventi della leadership turca contro tutti gli avversari politici. Una delle minacce ricorrenti è quella del commissariamento dei comuni i cui sindaci vengano trovati coinvolti in “azioni terroristiche”. Ma per alcuni osservatori queste dichiarazioni non esprimono altro che il panico di andare incontro alla sconfitta.
ASKA NEWS

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